Andrea Agnellini saluta la pallavolo: l’ultimo muro dopo una vita sui campi bresciani

Dopo sette stagioni in maglia Valtrompia, il capitano Andrea Agnellini appende le ginocchiere al chiodo e chiude ufficialmente un lungo e importante capitolo della pallavolo bresciana. Classe 1983, 197 cm di grinta e cuore, il centrale originario di Brescia è stato per oltre vent’anni un protagonista silenzioso ma fondamentale del volley di casa nostra, portando in campo non solo tecnica ed esperienza, ma anche valori solidi, spirito di sacrificio e un’indiscussa leadership.Il suo percorso ha attraversato diverse tappe, dalla serie B con Bedizzole e Nuvolera fino alla gloriosa promozione in Serie A2 con Atlantide Brescia nel 2008, restando con il club cittadino fino al 2017. Poi l’approdo al Valtrompia Volley, dove ha trovato una seconda casa, ricoprendo il ruolo di capitano e guida anche per i più giovani. Il campo non è stato l’unico palcoscenico della sua dedizione: Agnellini è anche insegnante di educazione fisica, e ha saputo coniugare sport, lavoro e famiglia con grande equilibrio.Il suo addio arriva al termine di una stagione intensa, chiusa con una promozione meritata e un ultimo, indimenticabile playoff in cui ha messo a segno 12 punti nella gara 1 di Monza.

Per onorare la sua carriera, abbiamo raccolto le sue parole in un’intervista di congedo che ripercorre emozioni, sfide, traguardi e futuro.

1. Guardando indietro alla tua lunga carriera, quali sono i momenti che porterai sempre con te?

“Ce ne sono tantissimi, sia in positivo che in negativo, ho avuto la fortuna di ottenere numerose promozioni, ma ho anche provato l’amaro in bocca della retrocessione. Sicuramente la promozione in serie A2 con l’Atlantide mi rimarrà nel cuore per l’importanza anche storica di riportare a Brescia la serie A dopo tantissimi anni, ma anche le due promozioni in B con il Valtrompia volley, specie l’ultima avvenuta pochi giorni fa, mi hanno dato delle bellissime emozioni. Diciamo che tutti i traguardi raggiunti hanno la loro importanza e un significato specifico.”

2. Hai giocato per anni tra A2 e B, sempre legato a Brescia: quanto ha contato per te restare “di casa”?

“Giocare nella mia città è stata sicuramente una scelta ben precisa e sono stato fortunato perché ho trovata realtà importanti in ottime categorie a pochi km da casa. Mi sono sempre trovato bene nelle squadre in cui ho giocato e, una volta confermato, non ho mai avuto la necessità di cambiare, anche quando magari c’era qualche possibilità interessante. Questa scelta ha facilitato il mio percorso di studi e mi ha dato la possibilità di inserirmi parallelamente nel mondo del lavoro, dapprima facendo esperienze come allenatore ed educatore e poi inserendomi in pianta stabile nel mondo della scuola nel ruolo di insegnante che è oggi la mia professione e che mi piace tantissimo.”

3. Dal 2017 sei stato un punto fermo del Valtrompia Volley: cosa ti ha legato così tanto a questa società?

“Valtrompia volley mi ha chiamato in un momento non facile della mia carriera offrendomi la possibilità di continuare a giocare vicino a casa e di allenare le giovanili con un progetto interessante e facendomi sempre sentire importante. È stata una chiamata provvidenziale che mi ha consentito di vivere alla grande l’ultima fase della mia carriera pallavolistica: sarò sempre riconoscente per questo.”

4. Qual è stato il momento più alto della tua carriera? Quello che ancora oggi ti fa sorridere con orgoglio?

“Come ho detto prima ce ne sono stati tanti, quello che mi rende più orgoglioso è che alla fine delle annate pallavolistiche quando ci si trova a parlare per programmare il futuro tutti gli allenatori e i riferimenti societari delle squadre in cui ho giocato mi hanno sempre fornito attestati di stima, apprezzando in primo luogo il mio impegno e la mia serietà. Questo mi ha sempre ripagato e soddisfatto.”

5. E il momento più difficile? C’è stato un punto in cui hai pensato di mollare?

“Non ho mai pensato di mollare se non negli ultimi anni con l’avanzare dell’età e le esigenze famigliari. Anzi, le partite negative e i momenti difficili ci sono tutti gli anni, ma la resilienza e il lavoro le fanno superare, fa parte del gioco, so che sono sempre stato esigente con me stesso e questo mi ha portato a non mollare. Inoltre allenarmi mi è sempre piaciuto e raramente mi ha pesato e questa è stata una fortuna.”

6. L’ultimo match è stato carico di emozioni. Cosa hai provato sapendo che era l’ultima volta in campo da giocatore?

“L’ultimo match è stato molto emozionante, confesso di averlo sentito molto, non ci siamo espressi al meglio e anch’io non sono riuscito a ripetere la bella prestazione della finale di andata. Ma in queste partite quello che conta è solo ed esclusivamente il risultato e abbiamo dimostrato di essere un gruppo completo che ha ottenuto una promozione fortemente voluta e desiderata.”

7. Come hai visto evolvere il volley negli anni in cui hai giocato? Ci sono cambiamenti che ti hanno colpito particolarmente?

“Gioco a pallavolo da 27 anni..non sono pochi.. Chiaramente tutto si evolve, dalla velocità del gioco che direi è l’aspetto principale poiché oggi anche in categorie più basse a volte si vede un gioco veloce ed evoluto che una volta non si vedeva, alla preparazione atletica che si rinnova continuamente. È stato bello anche vivere questi cambiamenti.”

8. C’è un compagno di squadra, un allenatore o un avversario che ha lasciato un segno speciale nel tuo percorso?

“Ho avuto la fortuna di avere numerosi allenatori e tanti compagni di squadra di alto livello. Da Stefano Rasi che mi ha lanciato nel volley di categoria alla Dinema, ad Alberto Mazzatinti con cui ho esordito in B1 a Nuvolera, gli anni d’oro all’Atlantide con Roberto Zambonardi e gli anni a Valtrompia dove tutti mi hanno dato qualcosa e dove ho vissuto l’esordio in panchina di un mio ex compagno di squadra come Enrico Peli. infine ho lavorato con Simone Gandini che era stato il mio capitano alla Dinema quando avevo 18 anni ed è stato bello chiudere con lui con un grande risultato, il cerchio si è chiuso. Quando ero io il giovane ho sempre cercato di assorbire il più possibile da tutti, spesso sono riuscito a giocare con ragazzi che sono diventati anche degli amici importanti nella vita quotidiana e che ancora oggi sento e frequento, non li cito, ma loro sanno che sono persone importanti per me anche se ci vediamo poco. Ricordo inoltre con affetto e stima la grande carica di Gabriele Pignatti con cui abbiamo condiviso bellissimi campionati in B1, la capacità di Simone Tiberti di non perdersi mai in fronzoli ma pensare solo alle soluzioni da attuare in campo nei singoli momenti di una partita e la gentilezza e umiltà di un mito della pallavolo italiana come Alberto Cisolla .

9. Che cosa ti mancherà di più della vita da atleta? E cosa invece no?

Ho 42 anni e da quando ne ho 15 la maggior parte dei miei pomeriggi o serate le ho dedicate all’allenamento oltre alla partita del weekend. Questa routine e la vita di spogliatoio forse mi mancheranno, però sono una persona decisa e so di aver fatto questa scelta nel momento giusto, dedicherò le mie energie al lavoro e a quello che ho di più importante: la mia famiglia. Ti assicuro che non ci sia annoia mai.

10. Hai già immaginato come sarà il “dopo”? Il volley resterà parte della tua vita?

Farà chiaramente sempre parte della mia vita, oltre a giocare mi è sempre piaciuto guardare la pallavolo dal vivo e in tv e continuerò sicuramente a farlo, ho il primo grado come allenatore e prima o poi tornerò ad allenare squadre giovanili. Inoltre dal punto di vista del movimento non credo mi fermerò mai perché mi piace tanto fare sport e so che è troppo importante per il benessere psico-fisico: non giocherò più a pallavolo, ma farò tante altre cose per tenermi in forma!Infine consentimi di ringraziare davvero di cuore tutte le persone che ho incontrato in questi anni, chi mi ha supportato e a volte sopportato (ne sa qualcosa negli ultimi anni il mio amico Maurizio Montanari) e la mia famiglia in modo particolare i miei genitori che mi hanno sempre seguito con discrezione e mia moglie che ha fatto tanto per consentirmi di continuare a giocare. E un grazie lo dico anche a questo magnifico sport che mi ha dato tantissimo e sarà sempre una parte di me.

Grazie Andrea, capitano in campo e nella vita.

Linda Stevanato Ufficio stampa Valtrompia Volley

Foto Stefano Melzani